Ancora una ragazza uccisa in Afghanistan, un delitto d’onore non raro
purtroppo nel Paese. Questa volta la tragica sorte è toccata a Nafisa
che a a 25 anni era fuggita di casa nella provincia occidentale di Herat
per sottrarsi ad un matrimonio forzato ma la polizia l’aveva trovata e
riportata alla famiglia. Poco dopo è stata uccisa dal fratello. Una
storia che ricorda quella di Sahar Gul, la quindicenne torturata per
mesi dai parenti dopo essere stata riconsegnata alla famiglia dalla
polizia la cui vicenda avevamo raccontato in questo post.
La giovane Nafisa viveva nel distretto di Shindand, dove sono molto
attivi i talebani. In un primo momento aveva provato a rifugiarsi dallo
zio e poi era arrivata a Jalalabad dove era stata trovata dalla polizia
che, come quasi sempre accade, non ha fatto altro che consegnarla ai
suoi carnefici. Un gesto che non deve stupire in un Paese in cui ancora
oggi la metà delle detenute è stata condannata per reati contro la morale come appunto scappare di casa, un gesto considerato una macchia indelebile sull’onore della famiglia.
Tuttavia negli ultimi dieci anni la situazione delle donne inAfghanistan è migliorata: quattro milioni di bambine ora possono andare a scuola (nella foto una lezione all’aperto) e molte donne hanno trovato lavoro. Ma molto deve ancora essere fatto. Nel Paese l’età legale per il matrimonio è 16 anni ma secondo le Nazioni Unite metà delle bambine vengono date in sposa molto prima. La
violenza nei confronti delle donne è ancora molto diffusa e spesso
rimane impunita. In questo caso l’omicida è stato arrestato insieme allo
zio accusato di complicità. Una magra consolazione per Nafisa e tutte
le altre vittime dei delitti d’onore. Ma, comunque, un passo avanti.
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