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Le forze Usa hanno detenuto oltre 200 adolescenti afghani
per un anno in una prigione militare nei pressi della base aerea di
Bagram (nella foto), non lontano da Kabul. A rivelarlo è stato lo stesso
Dipartimento di Stato americano nel rapporto che ogni quattro anni viene inviato alle Nazioni Unite di Ginevra per dimostrare il rispetto della Convenzione Onu sui diritti dei bambini. Nel documento si parla di ragazzi catturati in guerra nel 2008 che sono stati classificati come “‘combattenti nemici“.
Molti sono stati rilasciati ma alcuni sono ancora detenuti a Parwan,
una prigione che passerà presto sotto il controllo dei militari afghani.
“I militari americani – sostiene il Dipartimento di Stato nella relazione – hanno trattenuto i ragazzi per impedire tornassero sui campi di battaglia“.
Una versione poco convincente secondo alcuni rappresentanti delle
associazioni per i diritti umani soprattutto perché Washington ha
dichiarato che l’età media dei minorenni era di 16 anni. “Se questo è
vero - ha commentato all’Ap Jamil Dakwar, direttore del programma
diritti civili dell’American Civil Liberties Union – vuol dire che tra loro ci sono stati anche bambini di 13 o 14 anni”. Un sospetto che viene confermato da Tina M.Foster, dell’International Justice Network:
“Ho rappresentato anche bambini anche di 11 o 12 anni detenuti a
Bagram. E poi metto in dubbio il numero di 200, ci sono migliaia di
detenuti a Parwan. E ci sono ragazzini che sono stati arrestati prima
che compissero 18 anni ma la cosa non viene riconosciuta”. Per
l’American Civil Liberties Union è da criticare anche la lunghezza delle
detenzioni, di solito di un anno. ”Un periodo tempo inaccettabile che
espone i bambini al grande rischio di abusi fisici e mentali – ha
spiegato ancora Dakwar -, specialmente se gli è negata la protezione
stabilita dal diritto internazionale”.
Quattro anni fa, alla fine della presidenza Bush, gli Usa avevano
dichiarato di aver detenuto circa 500 minorenni nelle prigioni irachene
mentre in Afghanistan il numero era irrisorio. Dal 2002 al 2008 in Iraq sono stati chiusi in prigione circa 2500 ragazzini. Di solito gli adolescenti non sono imputati di alcun crimine e quindi non hanno diritto all’assistenza legale. “Lo scopo della detenzione – spiega il rapporto – non è punitivo ma preventivo,
cioè è volto ad impedire che i combattenti ritornino sul campo di
battaglia”. Nel 2004 una sentenza della Corte Suprema ( Hamdi vs.
Rumsfeld) ha stabilito che “la legge sul conflitto armato permette agli
Usa di detenere i belligeranti fino alla fine delle ostilità senza
accusarli di alcun crimine perché non sono detenuti come criminali in
attesa di un processo”.
Tina Foster dell’International Justice Network, però, sostiene che spesso i ragazzi vengono arrestati nelle loro case e presi insieme ai loro fratelli: “Non li prendono mica sul campo di battaglia e non hanno nemmeno l’uniforme. E magari poi ci mettono un anno a capire chi sono e quanti anni hanno”.
Ora la relazione sarà esaminata dalla Commissione Onu per i diritti
umani a Ginevra che dovrà stabilire se il comportamento dei militari non
ha trasgredito la convenzione. E una delegazione del Dipartimento di
Stato americano si recherà a Ginevra all’inizio del prossimo anno per rispondere alle domande dei commissari e spiegare il rapporto.
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