sabato 5 gennaio 2013

PAKISTAN - La strage delle donne che educano le bambine.

Le persone e la dignita Corriere della Sera Amnesty International
Pakistan

Prima Malala, poi le maestre di una scuola elementare. In Pakistan chi si prodiga per l’istruzione delle bambine rischia la vita per mano dei fondamentalisti islamici. Gli obiettivi dei terroristi sono sempre gli stessi:  impedire l’alfabetizzazione delle donne, che è ferma a un misero 46 per cento, e combattere le vaccinazioni contro poliomelite e morbillo che sono considerate un escamotage dell’Occidente per sterilizzare i musulmani. Ieri i fanatici hanno colpito nella provincia Khyber Pakhtunkhwa al confine con l’Afghanistan dove i talebani un tempo la facevano da padroni. Oltre a cinque maestre hanno perso la vita anche un’infermiera e un suo collega (nella foto una delle vittime). L’agguato è avvenuto nella città di Swabi, a circa 75 chilometri da Islamabad, non molto lontano da Swat dove fu ferita Malala, la ragazzina che voleva studiare e far studiare le sue coetanee.  Ora l’Ujala Community Welfare Center che comprende una scuola elementare per bambine e un centro medico per le vaccinazioni ha sospeso le attività con grande disperazione degli abitanti della cittadina che vedevano come una speranza quelle lezioni per le loro figlie.
Per questo Javed Akhtar, direttore dell’Ong Support With Working Solutions ha chiesto ai suoi 160 dipendenti di non lavorare finché non miglioreranno le condizioni di sicurezza. Già ma come? Rooh ul-Amin, direttore dell’Unione delle Ong di Swabi, ricorda che negli ultimi mesi “scuole e organizzazioni umanitarie sono state oggetto di attacchi da parte di ignoti”.  Ed è chiaro che i talebani non si fermeranno. D’altra parte gli attentati portano i loro frutti.  Lo scorso dicembre quando  sono stati uccisi alcuni operatori sanitari che somministravano i vaccini anti-polio ai bambini, il governo ha sospeso la campagna sanitaria.  E questo nonostante nel 2012  il Pakistan abbia  registrato 56 casi di poliomelite e ben 306 decessi di bambini a causa del morbillo.
La verità è che la situazione sembra sfuggire al controllo dell’esercito, almeno nelle aree dove i talebani sono più forti. E le volontarie ora hanno paura di uscire di casa.  Maryam Bibi, fondatrice di un’organizzazione chiamata Khwendo Kor nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa e nelle vicine zone tribali, ha detto ieri all’Associated Press che lei e i suoi dipendenti vivono nella paura di essere il prossimo bersaglio. “Sono molto preoccupata perché le nostre ragazze devono uscire e lavorare nel villaggio e già questo non piace alle loro famiglie. Ma ora si rischia di morire ammazzate”:
La giornata di ieri è l’ennesimo segnale dello sfacelo della repubblica islamica che conta 108 milioni di abitanti, un esercito equipaggiato con sofisticate armi americane e almeno cento bombe atomiche ma dove il terrorismo sembra ormai senza controllo e il sistema educativo è fallito, con un tasso di alfabetizzazione fermo al 58%. Ironicamente proprio Islamabad ha assunto ieri per un mese la presidenza del Consiglio di sicurezza Onu.

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