giovedì 13 gennaio 2011

Pakistan: la controversia sulla sentenza di morte per “Blasfemia” è un serio campanello d’allarme per il paese.


Di Sam Zafiri, Amnesty International Programme Director for the Asia-Pacific

La protesta internazionale sul caso di Asia Bibi, la donna cristiana pachistana condannata a morte per blasfemia, ha fatto scoppiare una rivolta interna contro la presunta influenza dell’Occidente in Pakistan. Ciò ha posto il governo in una difficile posizione – una posizione che si è costruito con le sue stesse mani.
La Corte Suprema di Lahore ha sentenziato che il Presidente non è nella posizione di graziare Asia Bibi perchè il suo caso è ancora in appello. Il governo aveva fatto alcuni passi verso una possibile grazia ma la sentenza è stata emessa tra le pressioni dei partiti politici conservatori e le proteste di strada, incluse quelle a favore di un’immediata esecuzione della donna.
Più il Pakistan si trova a dover fronteggiare la condanna della comunità internazionale per le sue leggi discriminatorie o le persecuzioni a danno delle minoranze religiose quali Shi’as, Ahmadi e Cristiani, più questi casi fomentano gli umori anti-occidentali che vanno assumendo, in questo modo, vita propria senza che nessuno sia in grado di predirne l’esito, sia all’interno che all’esterno del Pakistan.
Gli estremisti religiosi non si limitano più negli attacchi alle minoranze religiose e hanno preso di mira anche i Sunniti, che non considerano sufficientemente estremisti, e vari gruppi di Sufi che da secoli sono parte integrante della cultura religiosa del paese.
A dispetto della prudenza, per non provocare gli estremisti contro il Governo da un lato, e per evitare di prendere decisioni chiare dall’altro, il Governo pachistano ha procrastinato ogni azione verso le leggi contro la blasfemia. In questo modo però, hanno fallito nel prevenire delle ingiustizie platealmente oltraggiose che hanno gridato l’attenzione dell’Occidente come il caso di Asia Bibi: una grave violazione dei diritti umani che ha generato, e genera, terribili PR e può essere risolta solamente – ebbene si – attraverso delle decisioni chiare.
Come può il Governo pachistano uscire da questa dinamica distruttiva? Il governo Zardari ha la soluzione tra le dita ma è rimasto seduto sulle sue mani per tutto questo tempo, così come i suoi predecessori durante il Governo militare di Musharraf.
Dopo che sono stati bruciati vivi almeno sette Cristiani e dopo la distruzione delle case degli abitanti cristiani nella città di Gojra nel mese di agosto dello scorso anno, portata avanti da alcuni estremisti con il prestesto di oltraggio secondo un presunto atto di blasfemia, il Primo Ministro ha annunciato che avrebbe riunito un comitato per rivedere le “ leggi nocive all’armonia religiosa”. Un annuncio ben accolto ma che, finora, non è stato seguito da risultati concreti.
L’ammistrazione Zardari deve allearsi con i gruppi sostenitori dei diritti umani all’interno del Governo e della società civile che si sono sentiti in forte imbarazzo, se non oltraggiati, dai crescenti attacchi contro le minoranze: dal caso di Asia Bibi alle bombe contro i Sufi e agli assalti alle scuole femminili e alle cliniche per donne. Anche loro richiedono il rispetto delle promesse fatte sulle leggi contro la blasfemia. Il Pakistan deve emendarle o abolirle, in particolare la sezione 295C del Codice penale pachistano che richiede una sentenza di morte obbligatoria per chiunque sia trovato colpevole di blasfemia.
Le leggi contro la blasfemia sono formulate in modo vago ed arbitrario e, a causa di ciò, sono  generalmente usate per poter molestare e perseguitare le minoranze religiose. Per esempio, a gennaio di quest’anno, cinque membri della comunità Ahmadi, incluso un minore, sono stati detenuti nel distretto di Layyah sulla base di pretestuose accuse di blasfemia senza alcuna prova né testimonianza a supportare queste denuncie. Anche un ministro pachistano ha dichiarato che le accuse rivolte ad Asia Bibi hanno avuto origine da un banale litigio tra donne presso il pozzo della comunità.
Poichè le prove richieste sono irrisorie, le accuse di blasfemia sono spesso infondate e troppo facilmente motivate da litigi insignificanti e ragioni mendaci. Sebbene nessuno sia stato giustiziato a causa delle leggi contro la blasfemia, in molte prigioni sono stati registrati molteplici casi di omicidio di persone incriminate del realto di blasfemia ad opera di guardie o prigionieri.
Il caso di Asia Bibi è un’altro campanello d’allarme per il governo pachistano affichè affronti il problema dell’estremismo religioso che sta mietendo molte vittime nel paese. Con gli attacchi contro le minoranze che sono aumentati vertiginosamente, come le bombe di quest’anno in un famoso santuario Sufi e una moschea Ahmadi, il governo pachistano ha già ricevuto numerosi segnali. Quando avrà fine il suo sonnambulismo verso il disastro e arriverà il tempo di mettere fine alle scandalose leggi contro la blasfemia?

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