martedì 22 febbraio 2011

Pakistan


1 – LEGGI SULLA BLASFEMIA……Una sintesi di quanto detto in passato.
AI ha chiesto al Pakistan nell’agosto del 2009 di modificare o abolire, entro un anno, la legislazione sulla blasfemia. AI chiede al governo di proteggere le minoranze religiose, spesso attaccate e perseguitate. Le minoranze oggetto di violenza sono gli ahmadi, i cristiani, gli sciiti, i sikh, e gli hindu.
AI ha accolto positivamente l’annuncio del primo ministro Gilani a proposito di un comitato incaricato di migliorare le leggi che vanno a detrimento dell’armonia religiosa. La legislazione sulla blasfemia è stata approvata dal 1982 al 1986 durante la dittatura militare di Zia ul-Haq che ha usato l’Islam per accrescere il consenso popolare per il suo regime.
Le leggi sulla blasfemia hanno portato a un clima di violenza scatenata da motivi religiosi e hanno dato luogo a numerosi omicidi. L’applicazione della legge è spesso arbitraria ed è all’origine di persecuzioni per motivi religiosi. Nel 2009 cinque ahmadi, tra cui un minore, sono stati arrestati per false accuse di blasfemia, senza prove o testimoni. Le accuse sono spesso motivate solo dall’appartenenza religiosa della persona o da inimicizie personali. La polizia spesso non indaga come dovrebbe e i giudici sono maldisposti verso le minoranze religiose.
AI chiede, in particolare, l’abolizione dell’articolo 295.C del Codice Penale pakistano che prevede la pena di morte per i reati di blasfemia. AI chiede al Pakistan di garantire i diritti umani delle minoranze, come previsto dalla Costituzione pakistana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che nell’articolo 18 stabilisce che “ognuno ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.
AI richiede che siano adottate delle misure contro la discriminazione religiosa e un programma educativo, aperto a tutti i settori sociali, per promuovere l’eguaglianza e il rispetto delle differenze religiose.


 
 2 – AASIA BIBI

Aasia Bibi resta in carcere e resta sospeso l’appello a suo favore. Attualmente è in isolamento, confinata, protetta 24 ore su 24 da una guardia armata, ciò per il timore che possa essere uccisa. La famiglia è in pericolo, ed è in un luogo nascosto.
Non è mai stata eseguita alcuna condanna a morte in Pakistan per il reato di blasfemia, quindi è scarsamente probabile che la sentenza di condanna a morte sia messa in atto.
 
Il 29 novembre  2010 l’Alta Corte di Lahore durante l’udienza riguardante la petizione sul caso Bibi ha emanato un’ordinanza secondo cui il Presidente Zardari non può perdonare la Bibi.
Si dice che è dovere della Corte valutare l’evidenza delle prove e, in base a questo, prendere una decisione basata sulla presunta innocenza o colpevolezza.  La Corte è stata criticata da una nota attivista per i diritti umani, Asma Jahanghir, che si è detta sorpresa che sia stato ordinato un blocco per un’azione che deve ancora avvenire. Inoltre per la Jahangir l’atto della Corte mina le prerogative costituzionali del Presidente che in base all’articolo 45 della Costituzione ha il potere di perdonare in relazione a qualsiasi sentenza rilasciata da qualsiasi corte. Su Aasia Bibi si rimanda all'Azione Urgente http://www.amnesty.ie/our-work/urgent-action-pakistan
 
Il Presidente Zardari dovrebbe usare i suoi poteri per commutare la sentenza di morte in base all' Articolo 5 della Costituzione. Le autorità pakistane dovrebbero immediatamente rilasciare Aasia Bibi, a meno che non sia accusata di un reato riconosciuto a livello internazionale, e in ogni caso dovrebbe essere processata in base agli standard legali internazionali. Dovrebbe essere garantita la sua sicurezza e quella della sua famiglia.

3 – REAZIONI VIOLENTE DEGLI ESTREMISTI PAKISTANI

L’ampia attenzione riservata dai media occidentali al caso Bibi ha provocato reazioni violente in Pakistan e ha messo in difficoltà il Presidente Zardari che deve decidere sulla questione.   
Ci sono state moltissime manifestazioni in Pakistan, promosse da settori religiosi ultraconservatori che hanno chiesto al Presidente di non perdonare la Bibi. Alcuni hanno persino invitato i buoni musulmani a ucciderla in caso di un suo rilascio. Si può a questo proposito leggere un articolo del Guardian:http://www.guardian.co.uk/world/2010/dec/06/cleric-pakistani-christian-woman-blasphemy

Maulana Yousuf Qureshi, l’Imam della Moschea di Mohabat Khan a Peshawar ha offerto 500,000 rupie (4,500 euro) come compenso per chi uccida  Aasia nel caso che sia assolta.  I cittadini preoccupati da questo fatto hanno chiesto alle corti e alla polizia di indagare.
4 – LE MINORANZE RELIGIOSE IN PAKISTAN

Bisogna sottolineare che i cristiani non sono l’unica  minoranza religiosa  perseguitata in Pakistan. Le leggi sulla blasfemia sono usate indiscriminatamente contro musulmani e non musulmani. E' importante far capir che AI non si preoccupa solo dei diritti dei cristiani ma anche delle altre minoranze religiose e dei musulmani.
 
A questo proposito, riteniamo utile elencare le principali confessioni religiose del Pakistan.
 
Musulmani173,000,000 (97%) (maggioranza sunnita, 5-20% sciiti and 2.3% ahmadi). Induisti 2,800,000 (1.6%) Cristiani 2,800,000 (1.6%) Sikh 20,000 (0.001%) Ci sono anche zoroastriani, buddisti, ebrei, bah'ai, animisti tra cui il gruppo più importante è costituito dai Kalasha di Chitral.
 

5 – ANCORA SULLE LEGGI SULLA BLASFEMIA

Il Pakistan è un paese molto sensibile dal punto di vista religioso. Il dibattito sulla blasfemia non deve apparire come uno scontro tra chi è contro la blasfemia e non rispetta l'Islam e chi supporta le leggi sulla blasfemia per difendere l’Islam.  Va posta la dovuta attenzione sul bisogno di giustizia, sulla necessità di riformare queste leggi perché troppo facilmente portano ad abusi e perché sono utilizzate con cattive intenzioni. Le leggi sulla blasfemia hanno, infatti, favorito un clima di violenza religiosa e persecuzione. Queste leggi sono generiche e sono usate arbitrariamente dalla polizia e dalla magistratura per perseguitare minoranze religiose e confessioni islamiche minoritarie. Le accuse formulate in base a queste leggi sono spesso fondate su accuse malevole, inimicizie personali,  desiderio di sottrarre terre ad avversari, di ottenere tornaconti personali, e colpiscono le minoranze religiose. Ci sono notizie di atteggiamenti scorretti da parte di alcuni giudici nei confronti delle minoranze religiose.

6 – OMICIDIO TASEER E CONSEGUENZE

L’omicidio del governatore del Punjab, Salman Taseer, che stava cercando di riformare le leggi per la blasfemia ed era favorevole alla grazia per la Bibi, ha riportato il dibattito sulla riforma delle leggi sulla blasfemia indietro di anni se non di decenni. Malik Mumtaz Hussein Qadri, una guardia del Punjab Elite Force ha confessato l’omicidio.  Ha dichiarato agli investigatori di essere arrabbiato con Taseer per via delle sue posizioni sulle leggi sulla blasfemia. E’ stato poi arrestato e detenuto).
 
L’omicidio di Taseer e la paura di ulteriore violenza affievoliscono le voci moderate e paralizzano i membri della società civile, rendendoli esitanti e restii a discutere liberamente e ad agire pubblicamente per porre fine alla discriminazione delle minoranze. L’ex ministro dell’Informazione e legislatrice del PPP Sherry Rehman, ha presentato nel novembre scorso una proposta di riforma delle leggi sulla blasfemia attraverso l’introduzione di rilevanti cambiamenti volti ad assicurare che non ci siano abusi.  Sherry Rehman e altre persone impegnate a chiedere la riforma delle leggi o che hanno parlato contro le stesse leggi, come il ministro per le minoranze, il cristiano Shabhaz Bhatti, e il giornalista Ali Chishti, hanno ricevuto minacce di morte. Alcuni cittadini hanno chiesto alle corti e alla polizia di indagare su questi fatti. Sherry Rehman ha di recente fatto marcia indietro in relazione alla sua proposta.

7 – BLASFEMIA RACCOMANDAZIONI FINALI 

Le raccomandazioni principali sulle leggi sulla blasfemia restano queste:
 
1- Il governo del Pakistan deve emendare o abolire le leggi sulla blasfemia , in particolare la sezione 295C del Codice Penale Pakistano che prevede la pena di morte per chiunque sia trovato colpevole di blasfemia; 
 
2- Il governo del Pakistan deve impegnarsi a rivedere e migliorare “le leggi che vanno a scapito dell’armonia religiosa, come annunciato dal Primo Ministro Gilani nell’agosto del  2009;
 
3- Il governo del Pakistan dovrebbe introdurre un’immediata moratoria su tutte le esecuzioni in linea col trend internazionale e in vista di un eventuale abolizione della pena di morte.
 
4- E’ importante, comunque, focalizzare l’attenzione non solo sul caso di Aasia Bibi ma sulle leggi sulla blasfemia e sul danno che provocano non solo alle minoranze religiose ma anche ai musulmani.  E’ importante non inasprire i conservatori religiosi del Pakistan.
8 – SPARIZIONI. AGGIORNAMENTO

Nel marzo del 2010 il governo pakistano ha annunciato la creazione di una Commissione Giuridica per indagare sui casi di sparizione forzata e rintracciare gli scomparsi: La Commissione è stata criticata per il mandato ristretto, per non essere riuscita a registrare le prove fornite da persone che erano scomparse e che sono poi state rilasciate riguardo le circostanze della loro scomparsa, per non aver utilizzato queste informazioni per mettere fine all’impunità. Inoltre è stata criticata perché non ha indagato abbastanza sul ruolo delle agenzie d’intelligence, che sono il corpo principalmente accusato di coinvolgimento nelle sparizioni. Inoltre non è stato chiesto ai funzionari accusati di render conto delle proprie responsabilità.

La Commissione ha iniziato le udienze il 28 aprile e ha raggiunto le sue conclusioni il 31 dicembre del 2010.  I risultati sono stati trasmessi in forma di rapporto al Governo Federale. Il giudice Javad Iqbal ha chiesto al governo una risposta al rapporto  della commissione.  Il rapporto resta attualmente classificato. Il 10 gennaio del  2011 sono riprese le udienze sugli scomparsi alla Corte Suprema.  Il rapporto della Commissione Giuridica è stato presentato alla Corte. Durante l’udienza è emerso che la Commissione è riuscita a rintracciare 134 persone che erano scomparse. La lista di queste persone non è pubblica. Alcuni familiari di persone presenti nella lista sono stati informati, non tutti.  Tutti questi 134 casi sono relativi a casi recenti, a sparizioni risalenti al 2009-2010. Non c’è traccia delle persone scomparse durante il regime di Musharraf.
La Commissione ha suggerito che l’Assemblea Nazionale del Pakistan introduca nella legislazione una norma per prevenire le sparizioni.

Restano irrisolti i casi individuali di  Masood Janjua, Faisal Faraz,  Atiq-ur Rehman.

 

Nessun commento:

Posta un commento