martedì 24 gennaio 2012

ANALISI NOIR

Qual è la più dura città di gangster al mondo? Qualcuno dirà Palermo e qualcuno Los Angeles. Qualcuno Philadelphia (che comanda su New York) e qualcuno Reggio Calabria (che comanda sulla Lombardia, sul Canada e sull'Australia). Qualcuno scherzerà citando Arcore e qualcun altro citando il Vaticano. E così via. Ma il dato, nudo e crudo, ci porta molto lontano dall'immaginario cinematografico, dai saggi e dalle inchieste. Dall'inizio dell'anno, si sono ammazzati in ottocento laggiù, a Karachi, e 315 sono passati a miglior vita solo lo scorso luglio. La maggior parte degli omicidi è stata registrata dalla polizia nel distretto di Lyari, uno dei più degradati, sia roccaforte del Ppp (il partito della famiglia Bhutto al governo), sia centro del narcotraffico e del racket. Una sorta di Corleone di Karachi. E, come a Corleone, accanto ad alcuni cadaveri conciati parecchio male, sono stati trovati messaggi alle bande rivali, con chiari avvertimenti diremmo mafiosi. I detective sono convinti (anche lì) che bande criminali e politici corrotti si appoggino gli uni agli altri, per conquistare il potere. Deduzione elementare: quando tra i tre maggiori partiti, il Ppp, l'Mqm e l'Awami National Party, non c'è tensione, i morti calano. Quando i politici litigano, o cambiano le alleanze, i gangster muoiono nelle strade della capitale commerciale e finanziaria del Pakistan, dove sembra di essere sul baratro dell'anarchia: e magari fosse una sceneggiatura.
(Da D Repubblica delle Donne, di Piero Colaprico)

Nessun commento:

Posta un commento