domenica 9 dicembre 2012

AFGHANISTAN - Duecento ragazzini detenuti dagli americani.

Le persone e la dignita Corriere della Sera Amnesty International
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Le forze Usa  hanno detenuto oltre 200 adolescenti afghani per un anno in una prigione militare nei pressi della base aerea di Bagram (nella foto), non lontano da Kabul. A rivelarlo è stato lo stesso Dipartimento di Stato americano nel rapporto che ogni quattro anni viene inviato alle Nazioni Unite di Ginevra per dimostrare il rispetto della Convenzione Onu sui diritti dei bambini. Nel documento  si parla di ragazzi catturati in guerra nel 2008 che sono stati classificati come “‘combattenti nemici“.  Molti sono stati rilasciati ma alcuni sono ancora detenuti a Parwan, una prigione che passerà presto sotto il controllo dei militari afghani.
“I militari americani – sostiene il Dipartimento di Stato nella relazione – hanno trattenuto i ragazzi per impedire tornassero sui campi di battaglia“.  Una versione poco convincente secondo alcuni rappresentanti delle associazioni per i diritti umani soprattutto perché Washington ha dichiarato che l’età media dei minorenni era di 16 anni. “Se questo è vero  - ha commentato all’Ap Jamil Dakwar, direttore del programma diritti civili dell’American Civil Liberties Union – vuol dire che tra loro ci sono stati anche bambini di 13 o 14 anni”. Un sospetto che viene confermato da Tina M.Foster, dell’International Justice Network: “Ho rappresentato anche  bambini anche di 11 o 12 anni detenuti a Bagram. E poi metto in dubbio il numero di 200, ci sono migliaia di detenuti a Parwan. E ci sono ragazzini che sono stati arrestati prima che compissero 18 anni ma la cosa non viene riconosciuta”.  Per l’American Civil Liberties Union è da criticare anche la lunghezza delle detenzioni, di solito di un anno.  ”Un periodo tempo inaccettabile che espone i bambini al grande rischio di abusi fisici e mentali – ha spiegato ancora Dakwar -, specialmente se gli è negata la protezione stabilita dal diritto internazionale”.
Quattro anni fa, alla fine della presidenza Bush, gli Usa avevano dichiarato di aver detenuto circa 500 minorenni nelle prigioni irachene mentre in Afghanistan il numero era irrisorio. Dal 2002 al 2008 in Iraq sono stati chiusi in prigione circa 2500 ragazzini.  Di solito gli adolescenti non sono imputati di alcun crimine e quindi non hanno diritto all’assistenza legale. “Lo scopo della detenzione – spiega il rapporto – non è punitivo ma preventivo, cioè è volto ad impedire che i combattenti ritornino sul campo di battaglia”.  Nel 2004 una sentenza della Corte Suprema ( Hamdi vs. Rumsfeld) ha stabilito che “la legge sul conflitto armato permette agli Usa di detenere i belligeranti fino alla fine delle ostilità senza accusarli di alcun crimine perché non sono detenuti come criminali in attesa di un processo”.
Tina Foster dell’International Justice Network, però, sostiene che spesso i ragazzi vengono arrestati nelle loro case e presi insieme ai loro fratelli: “Non li prendono mica sul campo di battaglia e non hanno nemmeno l’uniforme. E magari  poi ci mettono un anno a capire chi sono e quanti anni hanno”.
Ora la  relazione sarà esaminata dalla Commissione Onu per i diritti umani a Ginevra che dovrà stabilire se il comportamento dei militari non ha trasgredito la convenzione. E una delegazione del Dipartimento di Stato americano si recherà a Ginevra all’inizio del prossimo anno per  rispondere alle domande dei commissari e spiegare il rapporto.

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