venerdì 11 ottobre 2013

Maldive. Il voto sulla rivoluzione dei backpaker - di Elena Russo.

Maldive. Fino a ieri un paradiso del lusso. Ora aperte anche ai backpacker e ai viaggiatori di ceto medio. Ma la "svolta democratica" dell'arcipelago che ha nel turismo la sua prima risorsa rischia - in parte lo ha già fatto - di ritorcersi contro lo stesso piccolo stato dell'Oceano Indiano. Al contrario dei turisti di lusso, confinati nei loro eremi dorati, isolati dalla società civile maldiviana, in luoghi dove tutto è lecito - bere alcolici, sposarsi, divorziare, consumare rapporti prematrimoniali - i nuovi utenti approdano nei centri abitati. Soggiornano in economiche guest house di proprietà di abitanti locali: in altre parole, contaminano la popolazione residente e le ferree regole islamiche cui è costretta a sottostare.

Il problema è nato con l'elezione di Mohammad Nasheed e la sua riforma del 2009. Una "rivoluzione" che ha prodotto la stessa destituzione del primo presidente maldiviano eletto democraticamente, con le successive elezioni vinte dallo stesso ex leader, annullate dalla locale Corte suprema a settembre, e nuova chiamata alle urne per il prossimo 19 ottobre. Un evento che presenta non poche incognite.

L'arcipelago delle Maldive, prossimo all'equatore e con le sue 1190 isole coralline bagnate dall'Oceano Indiano, è una delle mete turistiche più esclusive del mondo; quando gli Arabi iniziarono a percorrere frequentemente le rotte commerciali verso il sud-est asiatico, le divennero un importante punto di scalo. I commercianti arabi esercitarono una forte influenza culturale sulla popolazione locale, che a partire dall'XI secolo si convertì gradualmente all'Islam tanto da divenire sultanato nel 1153.

L'islamismo praticato alle Maldive ha caratteristiche particolari per il suo essere venuto a contatto sia con le antiche tradizioni locali che con i costumi e gli stili di vita dei molti turisti occidentali che visitano le isole. Le donne, ad esempio, nella capitale usano camminare anche senza velo, mentre nei villaggi, più isolati, le ragazze dopo la pubertà usano coprirsi su tutto il corpo ad eccezione del volto.


Con i suoi 26 atolli naturali e 202 isole abitate di cui un'ottantina adibite a villaggi turistici, l'arcipelago è stato da sempre popolata da visitatori che, dopo essere sbarcati nell'aereoporto del paese, con una barca veloce raggiungevano il loro resort costoso e trascorrevano una settimana di relax ignorando gli abitanti del paese che li circondava.

Per decenni si è deciso di mantenere i turisti, prevalentemente ricchi, sulle isole disabitate separati quindi dalla popolazione locale di fede musulmana: "Dal momento che le Maldive sono un paese musulmano, abbiamo sempre sostenuto l'idea che l'industria del turismo dovrebbe essere separata dalle isole abitate ", dice Mauroof Hussain, vice presidente del partito conservatore Adhaalath.

Ma negli ultimi cinque anni, una riforma del 2009 di Mohamed Nasheed, primo presidente eletto democraticamente, ha autorizzato i maldiviani ad aprire le proprie pensioni a prezzi inferiori anche sulle isole popolate che hanno visto così aumentare l'arrivo di turisti europei, americani e asiatici, di mezzi economici inferiori ma più numerosi per quantità. Con il loro modo di viaggiare indipendente (ci sono perfino i backpacker) e non organizzato, un budget limitato, mezzi di trasporto locali e alloggi a basso costo stanno dando il via ad un nuovo modo di vivere le Maldive. 
 

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