martedì 29 ottobre 2013

Maldive: vuoto costituzionale e pessimismo verso le presidenziali.

Proseguono le discussioni e le prese di posizione dopo la recente sentenza della Corte Suprema, che ha spostato al prossimo 9 novembre le elezioni presidenziali, inizialmente previste per il 19-20 ottobre scorsi. 
Nonostante gli elettori si siano sentiti rassicurati dalla scelta di una nuova data, sperando finalmente di porre fine allo stallo politico, il vuoto costituzionale sembra inevitabile, dal momento che l'insediamento del nuovo eletto avverrà molto probabilmente dopo la fine del mandato dell'attuale Presidente - quadro che non promette nulla di buono per questa giovane democrazia.
Secondo quanto annunciato da Ahmed Fayaz, vicecommissario elettorale, qualora nessuno dei candidati raggiungesse il 50%, è previsto un ballottaggio per il 16 novembre. Il mandato di Mohamed Waheed Hassan scade l'11 novembre. La costituzione prevede che entro quella data venga eletto un nuovo Presidente.
La Corte Suprema ha tuttavia annullato i risultati del voto tenutosi il 7 settembre, in seguito alla scoperta di nomi falsi o di defunti inseriti nel registro degli votanti. La nuova tornata prevista per il 9 ottobre, è stata poi bloccata dalla polizia per la mancata approvazione del registro elettorale da parte di tutti i candidati, come richiesto dalla legge. 
Mohamed Nasheed, che nel voto annullato si trovava in testa con oltre il 45% dei voti, ha accusato Hassan di aver complottato per fare slittare la data. Nasheed ha quindi chiesto le dimissioni di Hassan e la nomina di un rappresentante del Parlamento che controlli il corretto svolgimento del voto. Hassan, che ha rifiutato di dimettersi, ha deciso comunque di ritirarsi dalla competizione per via del cattivo risultato ottenuto nel voto del 7 settembre. 
I cinque anni di democrazia sono stati finora alquanto turbolenti. Nasheed, eletto Presidente nel 2008, mettendo fine ai 30 anni di autocrazia del regime di Gayoom, aveva dato le dimissioni lo scorso anno dopo settimane di proteste da parte dei cittadini, che avevano contestato la sua decisione di arrestare un noto giudice sotto presunte accuse di corruzione. Una commissione locale ha smentito che sia stato un golpe a mettere fine al suo mandato, ma da allora il Paese è rimasto profondamente diviso. 
Dopo le vicende di sabato scorso, e prima che venisse diffusa la nuova data elettorale, è partita una protesta "silenziosa", ampiamente condivisa anche su Twitter tramite l'hashtag mvelection13 - come rivela la seguente scelta di tweet: 

@liivan_sh: unitevi a noi nella protesta silenziosa: pic.twitter.com/H9BAmQBVNK. 

@nautymatox: Maldive, i giovani continuano le  proteste per le elezioni e la costituzione. 

@moyameehaa: le Maldive rimangono uno stato guidato dalla polizia, visto che la commissione per le elezioni indipendenti è stata minacciata dalla polizia che ha fatto cadere il governo eletto. 

@SrshC: Speriamo che il silenzio delle persone innocenti porti giustizia e stabilità nel Paese. 

Anche dopo la notizia sulla nuova data delle elezioni, i netizen hanno continuato a esprimere opinioni, prevalentemente pessimiste.

@DrMelOB: Nuove elezioni si terranno il 9 novembre: magari la terza volta è quella buona. 

@RRRameshRRR: Nonostante l'annuncio della nuova data per le elezioni, si teme che la crisi delle Maldive peggiori. 

@sharifmv: Prima ci battevamo per i diritti dei bambini, ora lottiamo per il diritto alle elezioni. 

@Chaupaari: Le elezioni stanno diventano un altro mezzo per prolungare la dittatura. 

@nAAYf: Seriamente pensate che il 9 novembre ci lasceranno svolgere elezioni libere? e che accetteranno il candidato vincitore? 

@shazzadam: Ho seri dubbi che in questo Paese si avranno elezioni libere. 
 
Infine, martedì la Commissione per i Diritti Umani delle Maldive (HRCM) ha diffuso un comunicato in risposta a una lettera ricevuta dalla polizia, nella quale veniva chiesto loro di fornire prove che ne confermassero accuse secondo cui le forze dell'ordine avevano violato la legge ostruendo lo svolgimento delle elezioni sabato 19 ottobre.   Nel documento viene spiegato che la Commissione ha contattato direttamente il Ministro degli Interni, Ahmed Shafeeu, il quale ha affermato che la polizia stava ‘eseguendo un ordine’ e ‘non agendo di propria iniziativa’.
Lungo sei pagine, il comunicato dichiara che è compito della commissione indagare e attivarsi contro tutte le violazioni di diritti umani, nonché di chiarire al pubblico la propria posizione su determinate questioni e agire di conseguenza anche prima che eventuali indagini procedurali siano terminate.

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