lunedì 6 giugno 2011

Pakistan: il governo deve fermare le uccisioni indiscriminate in Balochistan


Traduzione dall'inglese del Public Statement del 3 giugno 2011 di Maya Pastakia (
Campaigner Afghanistan and Pakistan)






Amnesty International condanna con forza l’uccisione del professor Saba Dashtiyari e si appella al governo pakistano affinché gli assassini siano condotti di fronte alla giustizia.

Il professore Saba Dashtiyari è deceduto in seguito a numerose ferite di colpi di arma da fuoco inferti da un cecchino non indentificato, la sera di mercoledì 1 giugno in Sariab Road, a Quetta, mentre rincasava.

Il professor Saba Dashtiyari era un noto intellettuale, scrittore, poeta e professore dell’Università del Balochistan. Era l’autore di numerosi libri sulla cultura e letteratura Baloch e un’insegnante di studi islamici. Si dice che negli ultimi anni avesse appoggiato il richiamo a un intervento armato per l’indipendenza del Balochistan.

L’omicidio del professor Dashtiyari non è stato rivendicato, anche se alcuni gruppi di origine Baloch hanno accusato le forze di sicurezza pakistane, in particolare i Frontier Corps, di essere responsabili dell’omicidio.

AI rammenta al governo del Pakistan gli obblighi legali, in nome del diritto internazionale, di rispetto del diritto alla vita indipendentemente dalle circostanze. L’organizzazione richiama le autorità pakistane ad assicurare un’indagine indipendente, imparziale, trasparente e accurata e di portare al cospetto della giustizia, in un dibattimento equo e senza l’imposizione della pena capitale, di tutti coloro i quali siano sospettati di concorso nell’omicidio, incluse le persone con responsabilità di comando.

La famiglia del professor Dashtiyari deve essere risarcita secondo gli standard internazionali. AI si appella al governo pakistano affinché prenda dei provvedimenti urgenti per porre fine alle uccisioni e ai rapimenti in Balochistan. Questi sono aumentati a un ritmo allarmante durante l’ultimo anno e si contano oltre 150 vittime tra attivisti politici, giornalisti, avvocati e studenti. Tutti i casi dovrebbero essere investigati, tutti coloro che sono sospettati dovrebbero essere processati e tutte le famiglie delle vittime dovrebbero essere risarcite. Il governo dovrebbe inoltre investigare tutte le altre presunte violazioni dei diritti umani, incluse le sparizione forzate registrate dalla Commissione d’indagine giudiziaria sulle persone scomparse.

Il contesto:
Il Balochistan ha alle spalle, a partire dalla creazione del Pakistan nel 1947, una lunga storia di disordini civili armati e un numero consistente di gruppi indipendentisti, di etnia Baloch, che manifestano per una maggiore autonomia all’interno dello stato, e in alcuni casi per la completa separazione. Cinque ondate di violenti disordini hanno avuto luogo in Baluchistan nel 1948, tra il 1958 e il 1959, tra il 1962 e il 1963, tra il 1973 e il 1977 e dal 2005 ad oggi. Ogni ondata è stata affrontata con un brutale intervento delle forze di sicurezza pakistane.
Una motivazione critica alla base dei disordini è la rivendicazione, da parte della comunità Baloch, di una maggiore quota nell’allocazione delle entrate generate dalle risorse naturali della provincia. Sebbene il Balochistan sia la più grande singola fonte di riserva di energia domestica in Pakistan, i gruppi di etnia Baloch sostengono che queste risorse vadano a beneficio, in modo non proporzionale, di altre provincie e comunità etniche.
Alcuni gruppi Baloch ricorrono alla violenza, altri manifestano pacificamente ed altri ancora partecipano attivamente alle elezioni locali, provinciali e federali. In risposta a questa situazione, il governo pakistano ha tentato di sopprimere l’opposizione aumentando gli interventi militari nella provincia, che spesso non attuano una distinzione tra gruppi Baloch armati e gruppi pacifici. Il confronto tra i gruppi Baloch e lo stato è caratterizzato da gravi violazioni dei diritti umani commessi sia dalle forze di governo sia dai gruppi armati Baloch.

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