martedì 30 agosto 2011

30 agosto 2011: Giornata internazionale degli scomparsi

30 agosto 2011    GIORNATA INTERNAZIONALE DEGLI SCOMPARSI
LA PIU’ AMARA DELLE AGONIE
Poni fine alle sparizioni forzate in  Pakistan
Insistiamo sul fatto che gli stati rispettino i diritti umani in qualsiasi azione da loro intrapresa in nome della sicurezza nazionale o della lotta al terrorismo. Quando gli stati non rispettano i diritti umani, governi e singole persone responsabili devono renderne conto. Amnesty International lavorerà per i diritti delle vittime del terrorismo e dei gruppi armati, aiutandole nella lotta per la verità, la giustizia, la riparazione.

“ Questa è la peggiore cosa che può capitare a una persona.  Se qualcuno muore tu piangi  e la gente ti consola e dopo qualche tempo tu sei costretto ad accettare tutto questo ma se qualcuno scompare tu non puoi respirare, è la peggiore delle agonie.
Amina Masood Janjua, moglie di  Masood Ahmed Janjua, che non è stato più visto da quando è stato arrestato insieme a  Faisal durante un viaggio in bus a Peshawar nel luglio del 2005. Amina si è attivata instancabilmente per il suo rilascio ed è fondatrice e portavoce di “Defence of Human Rights”, un’associazione pakistana che aiuta e consiglia i parenti delle persone scomparse in Pakistan.


Da quando il Pakistan è divenuto alleato-chiave nella guerra al terrore guidata dagli  USA alla fine del 2001, centinaia di persone, accusate di legami con attività terroristiche,  sono state arbitrariamente detenute in Pakistan e sono state tenute in luoghi di detenzione segreta.
Sono vittime di sparizione forzata: è negato loro ogni accesso al mondo esterno, ad avvocati, famiglie e corti. Sono tenuti al di fuori di ogni protezione legale. Dall’ultimo anno il governo ha convocato due commissioni per indagare sui casi di presunte sparizioni, ma ci sono stati pochi progressi nella risoluzione di centinaia di casi irrisolti, e inoltre nuovi casi di sparizioni sono stati registrati in Pakistan. Dozzine di persone scomparse sono state trasferite  dalla detenzione statunitense o sono ricomparse in Pakistan durante i passati dieci anni, ma non sappiamo dove si trovino adesso centniaia di altre persone. Si presume che siano in detenzione segreta in Pakistan o in altre nazioni.  Le famiglie continuano  a temere per le vite dei propri cari, consapevoli che tortura e maltrattamenti sono  routine nelle carceri del Pakistan.
Il Presidente della Corte suprema è stato reinsediato nel marzo del 2009, ed è stata indubbiamente una benemerita iniziativa.  Era stato deposto, insieme ad altri giudici, in occasione dello stato di emergenza proclamato nel marzo del 2009. Molti di questi giudici erano impegnati a rintracciare le persone scomparse. Nonostante la ripresa delle udienze nel novembre del  2009, il governo e le corti non sono stati capaci di risolvere la situazione delle sparizioni, né di provvedere alla riparazioni in tutti i casi  discussi all’interno delle corti  ( Questa campagna aggiorna  quella del 2008 Enforced disappearances: Disappearedjustice in Pakistan, Index: ASA
33/022/2008, August 2008.) La natura clandestina dell’arresto e la detenzione di sospetti rende impossibile sapere quante persone sono state sottoposte a sparizione forzata.  Molti familiari restano in silenzio per paura di ripercussioni  contro i loro cari o contro loro stessi.  Molti casi non raggiungono le corti e non attraggono l’attenzione dei media. Inesattezze, errori e confusione da parte delle autorità relativamente ai nomi dei detenuti rilasciati rendono assolutamente difficile compilare una statistica accurata delle persone che sono ancora scomparse.  Il Ministro degli interni ha ammesso nel  2010 che c’erano almeno  965 casi appurati relativamente alle sparizioni.   Se consideriamo ciò che dicono le famiglie e le organizzazioni dei diritti umani, oltre allo stato, le sparizioni oscillano tra i 200 e i 7,000 casi.  L’incapacità del governo di risolvere i casi di sparizione è continuata dalle elezioni del  2008 fino ad oggi,  e ci sono stati nuovi casi di cui abbiamo avuto regolarmente notizia in varie zone del  Pakistan.

UNA PRATICA DIFFUSA
La pratica delle sparizioni coinvolgeva inizialmente persone accusate di coinvolgimento in atti di terrorismo dopo il settembre del 2001, poi è cresciuto il numero degli oppositori interni del governo pakistano, dei gruppi nazionalisti sindhi e beluci , che chiedevano maggiore autonomia per il Balochistan, nel sudovest del paese.
La comunità dei beluci del Pakistan è stata  in modo particolare  vittima di sequestri di persona, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziarie. Le comunità diverse dai beluci nel  Balochistan si sono trovate a fronteggiare le stesse violazioni dei diritti umani, ma in misura più limitata.  Attivisti politici beluci, difensori dei diritti umani, avvocati,  giornalisti e leader studenteschi sono tra le vittime di sparizioni forzate, sequestri, arresti, arbitrari, torture, altri maltrattamenti. La violenza ha luogo all’interno di  uno scenario di crescente  agitazione politica, e di operazioni dell’esercito  del Pakistan in Balochistan.  
La provincia ha una storia di insorgenza, con gruppi locali che rivendicano una maggiore autonomia e una maggiore condivisione delle entrate generate dalle risorse naturali della provincia, principalmente gas  naturale. Nonostante le promesse da parte del governo federale e di quelli provinciali  di offrire alla popolazione del Balochistan una maggiore condivisione di queste risorse, questi  gruppi ritengono che  le risorse siano sproporzionatamente sfruttate  a beneficio di altre provincie.
Il   confronto  tra nazionalisti beluci e stato è caratterizzato da abusi dei diritti umani commessi da entrambe le parti in causa.
I corpi crivellati da pallottole delle persone che sono state rapite, molti dei quali  mostrano evidenti segni di tortura, sono state trovate in numero crescente  in tutto il  Balochistan.  Precedentemente era difficile che i corpi delle persone scomparse venissero ritrovati.
Durante il periodo dal 24 ottobre  2010 al  31 maggio 2011, Amnesty ha registrato  73 casi  di sparizione forzata e  108 casi di  possibile esecuzione  extragiudiziaria  di attivisti beluci, insegnanti, giornalisti e avvocati. Almeno 93 persone su un totale di  108 vittime di  presunta esecuzione  extragiudiziaria  sono, secondo quanto si riferisce, scomparsi per poi essere ritrovati morti.  

I parenti delle vittime e i gruppi beluci accusano le forze di sicurezza del Pakistan, in particolare una forza paramilitare federale, i Corpi di Frontiera, di essere responsabili di queste azioni che portano ad uccidere e poi a sbarazzarsi dei corpi delle vittime. 

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