domenica 12 febbraio 2012

PAKISTAN - Azione urgente su blasfemia.

DocumentO - Pakistan: Uomo condannato a morte per blasfemia : Muhammad Ishaq

UA: 41/12 Index: ASA 33/001/2012 Pakistan : 10 febbraio 2012
AZIONE
Un uomo pakistano, Muhammad Ishaq,che vive nello stato di  New York , USA, è stato condannato a morte per blasfemia in  Pakistan.
Una corte distrettuale della provincia del  Punjab ha confermato la sentenza di morte per  Muhammad Ishaq, sentenza emessa nel luglio del 2009 da una corte nella sua città natale , Talagang. E’ accusato di aver insultato il  Profeta Maometto (sezione  295-C  del Codice Penale Pakistano). Era stato inoltre condannato a dieci anni di prigione  e  al pagamento di una multa di 200,000 rupie. Il suo avvocato sta cercando di presentare un appello contro questa decisione all’Alta Corte di  Lahore.
Muhammad Ishaq ha vissuto negli  USA per circa  30 anni, ma è patrono del santuario sufi di Pir Faisal a Talagang. Stava visitando la città quando è stato accusato da un uomo di nome Asadullah di aver detto di essere un messaggero di Dio e di aver fatto in modo di essere venerato da parte di persone del luogo. Fu immediatamente arrestato dalla  polizia locale. Un sovrintendente anziano della polizia di  Talagang, che ha indagato sulla vicenda, ha rifiutato di procedere con le accuse dicendo che c’era bisogno di mantenere armonia tra le comunità della città. La decisione fu contestata nella Corte Distrettuale di Chakwal , ma per paura che il verdetto avrebbe causato violenza nell’area, il caso fu portato davanti alla corte del vicino Distretto di Jhelum che infine trovò  Muhammad Ishaq colpevole di blasfemia. Gli fu rifiutata la libertà su cauzione dalle successive corti giudicanti il caso e anche dalla Corte Suprema.  E’ restato in carcere da quando sono state portate avanti le accuse contro di lui tre anni fa. Muhammad Ishaq nega le accuse di blasfemia, dice che non ha mai chiesto ai suoi seguaci di venerarlo, nè ha mai detto di essere un messaggero di Dio. E’ emerso un video che mostra gente locale che tocca i suoi piedi ma è una pratica comune in molte aree del Pakistan. Per i praticanti sufi è un gesto che significa rispetto. Muhammad Ishaq ritiene che i membri di una fazione rivale portarono avanti le accuse per prendere il controllo del santuario di  Pir Faisal Shah. 
Scrivi immediatamente chiedendo al Presidente Zardari di garantire immediatamente che la sentenza di morte comminata a  Muhammad non sia eseguita
Chiedi alle autorità di rilasciare  Muhammad Ishaq immediatamente o di accusarlo di un reato riconoscibile e di processarlo in accordo agli standard internazionali nel pieno rispetto dei diritti umani;
Chiedi alle autorità pakistane di mantenere la promessa di rivedere e migliorare “le leggi a detrimento dell’armonia religiosa”, in base all’annuncio fatto dal Primo  Ministro Gilani nell’agosto del  2009. Chiedi di riformare o abolire le leggi sulla blasfemia;
Chiedi un’immediata moratoria di tutte le esecuzioni nel paese, in vista della sua completa abolizione.

Scrivi appelli prima del 22 marzo  2012 a
President
Asif Ali Zardari
Pakistan Secretariat, Islamabad, Pakistan Fax: +92 51 920 4974 E-mail: publicmail@president.gov.pk Salutation: Dear President Zardari
Chief Minister, Punjab
Mian Mohammad Shahbaz Sharif Chief Minister Punjab Chief Minister’s Office 7, Club Road, GOR I Lahore, Pakistan Fax: +92 42 9920 5065 Salutation: Dear Chief Minister Sharif
Minister of Law
Rana Sanullah 3 Patiala House GOR 1
Pakistan Fax: +92 42 9920 1064 Salutation: Dear Minister Sanaullah
Invia inoltre una copia ai rappresentanti diplomatici accreditati presso il tuo paese, scrivendo l’indirizzo della locale rappresentanza diplomatica secondo quanto è scritto sotto:
Nome indirizzo fax email saluto

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE

Le vigenti leggi sulla blasfemia furono introdotte per la prima volta in Pakistan durante il dominio britannico nel  XIX secolo e furono emendate nel  1982 e nel 1986 dal regime militare del  Generale Zia ul Haq per fare dell’insulto al Corano e al Profeta Maometto dei reati di natura criminale perseguibili rispettivamente con l’ergastolo e con la pena di morte. Le leggi sono formulate in modo vago  e sono applicate arbitrariamente dalla polizia e dalla magistratura. Le minoranze religiose sono state accusate di blasfemia in modo sproporzionato, ma la maggioranza delle vittime sono i musulmani, che sono la maggioranza del paese,  e questo riflette il pericolo che queste leggi costituiscono per tutti i membri della società pakistana e per lo stato di diritto. Le accuse portate avanti contro i singoli sono spesso derivate dalle credenze delle minoranze religiose oppure sono accuse infondate derivanti da inimicizie personali, accuse  che puntano  frequentemente all’arresto di persone per ottenere vantaggi negli affari e in dispute relative a terreni.  La polizia spesso fallisce nel registrare e nell’indagare sulle denunce e la giustizia è impedita da pregiudizi giudiziari nei confronti delle minoranze religiose.   Molte delle persone accusate o sospettate di blasfemia sono state aggredite o torturate. Alcune persone detenute in base ad accuse di blasfemia sono state uccise in prigione da compagni di prigionia o  da guardie carcerarie. Altre persone sospettate di blasfemia ma non sottoposte all’arresto sono state uccise illegalmente senza che nessuna azione fosse stata
 intrapresa da parte della polizia per proteggerli. Nel 2010 il Consiglio dell’Ideologia Islamica del Pakistan, un corpo costituzionale creato col mandato di consigliare lo stato sui temi attinenti alla religione islamica, ha chiesto la riforma delle leggi sulla blasfemia, citando le preoccupazioni  evidenziate  sopra.  Il  governo aveva promesso nel 2009 di rivedere “le leggi a detrimento dell’armonia religiosa” tra cui le leggi sulla blasfemia,  ma nonostante questo è rimasto in silenzio dopo l’assassinio del  Governatore del Punjab, Salmaan Taseer, e del  Ministro delle Minoranze  Shahbaz Bhatti, rispettivamente nel gennaio e nel marzo del  2011, uccisi in parte a causa del loro atteggiamento critico delle leggi sulla  blasfemia.
La Sezione 295-C del Codice Penale  Pakistano prevede che sia un’offesa punibile con la morte o l’imprigionamento a vita l’ “insulto” al  Profeta Maometto. La Corte Federale della  Sharia, tra i
cui compiti c’è quello di rivedere le leggi per assicurare la loro conformità alla dottrina Islamica, ha stabilito nel 1990 che ogni persona accusata di blasfemia deve fronteggiare la pena di morte e non l’ergastolo. Il Governo presentò un appello ma lo lasciò cadere nel 1991. Le persone trovate colpevoli in base alla sezione  295-C sono state condannate a morte ma non è stata eseguita nessuna condanna a morte da allora.
Gli Articoli 18 e 19  della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
stabiliscono che ognuno ha il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, religione, opinione ed espressione.  Il diritto internazionale relativo ai  diritti umani prevede che potrebbero esserci limitazioni a queste libertà solo se prescritte dalla
Legge come necessarie e adeguate, tra le altre cose, alla protezione dei diritti e delle libertà degli altri.
UA: 41/12 Index: ASA 33/001/2012 Issue Date: 10 February 2012
Cosa scrivere al Presidente Zardari

Dear President Zardari,
I ask You to ensure immediately  that Ishaq Muhammad is not executed.
I call on you to release Muhammad Ishaq immediately, or to charge him with a recognizably criminal offence and to  try him in accordance with international human rights standards;
I urge You   to fulfil the pledge to review and improve “laws detrimental to religious harmony”, announced by Prime Minister Gilani in August 2009. I ask You to reform or abolish the blasphemy laws;
I urge you to intriduce  an immediate moratorium on all executions in the country, with a view to eventual abolition of the death penalty.

Ps
Ho cercato di tradurre nel miglior modo possibile ma se qualcuno trova errori o imprecisioni me lo faccia notare

Francesco Muratore

Nessun commento:

Posta un commento