mercoledì 8 febbraio 2012

Maldive: presidente deposto picchiato da polizia.

MALE - Il presidente maldiviano deposto, Mohamed Nasheed, è stato "picchiato dalla polizia" e brevemente ricoverato nel corso degli scontri nella capitale Male. Lo affermano responsabili del partito dell'ex presidente. Il ferimento lieve di Nasheed è stato confermato da un portavoce dell'esercito.

L'ex presidente delle Maldive sostiene di essere stato costretto alle dimissioni in una sorta di 'colpo di stato' e chiede le dimissioni del suo successore Mohamed Waheed, nominato ieri. "Ho fatto un appello affinché si dimetta", ha dichiarato Nasheed - in un breve discorso ai quadri del suo partito - chiedendo anche l'apertura di un'inchiesta sul "colpo di stato" per "processare i responsabili".

Nasheed, in un'intervista alla France presse, spiega di aver trovato nel quartier generale dell'esercito 18 poliziotti e ufficiali che gli hanno intimato di dimettersi, altrimenti "avrebbero usato le armi".

Le tensioni e i subbugli nella capitale non hanno investito gli italiani (solo una quarantina a Malé) e gli altri numerosissimi turisti sparsi nelle 1200 isole coralline dell'arcipelago in un periodo considerato di 'alta stagione'.

Nella serata di lunedi' e poi di nuovo dopo l'alba, gruppi di attivisti hanno attraversato il centro di Malé chiedendo le dimissioni del presidente mentre decine di agenti si mescolavano ad essi. Per tentare di arginare la protesta, lo stesso Nasheed ha deciso a un certo punto di incontrare gli agenti in rivolta per convincerli a rientrare in caserma, senza però riuscirvi. Nel frattempo reparti dell'esercito, dispiegati a difesa del palazzo presidenziale, hanno utilizzato proiettili di gomma e lacrimogeni contro i manifestanti, in incidenti durati meno di un'ora, e senza che si registrassero vittime. Subito dopo, decine di agenti della polizia si sono impossessati della sede della radio-tv nazionale MNBC, ribattezzandola TVM e lanciando proclami in cui hanno accusato Nasheed di essere un "dittatore", invitandolo a dimettersi immediatamente.

Questa forte spinta dal basso ha convinto il capo dello Stato, chiamato amichevolmente 'Anni' da amici e militanti, che era giunto il momento di gettare la spugna, permettendo al suo vice Mohammed Waheed di insediarsi al potere nell'ambito di un processo avvenuto nel rispetto della Costituzione. In questo modo, hanno sottolineato fonti diplomatiche nelle Maldive, si è impedito un'interruzione della legislatura che, salvo novità sempre possibili, continuerà ora fino alla sua conclusione naturale del novembre 2013. Dopo aver firmato all'inizio del pomeriggio la lettera di dimissioni, Nasheed si è presentato davanti alle telecamere per spiegare che cercare di resistere "sarebbe stato peggio" perché ciò "avrebbe causato danni alla popolazione". Cosa sia successo di lui dopo non è chiaro.

Per alcuni si sarebbe ritirato nella sua residenza "liberamente", mentre suo fratello Nazim Sattar ha denunciato invece che i militari hanno circondato la casa dell'ex capo dello Stato, a cui hanno comunicato che non poteva lasciare il paese "per la sua sicurezza". In tutto questo, i vertici delle Forze armate non sono mai apparsi sul davanti della scena. Ciò non ha impedito ad un loro portavoce di smentire che le dimissioni fossero un golpe di fatto, pur ammettendo che "al presidente era stato consigliato di dimettersi". Intanto gli analisti a Malé hanno indicato che il "peccato" principale del capo di Stato uscente è stato quello di aver disposto in gennaio l'arresto del presidente della Corte d'Assise, Abdulla Mohamed, considerato legato all'opposizione ed al Partito progressista dell'ex presidente Maumoon Abdul Gayoom, che ha guidato l'arcipelago con pugno di ferro per 30 anni.

E proprio a questo episodio è sembrato riferirsi il neo presidente Waheed quando nel discorso odierno di investitura ha detto sibillinamente che "nessuna legge deve essere violata in qualsiasi rivincita contro i leader del passato (regime) politico". Va segnalato infine che Gayoom era stato sconfitto nelle elezioni del 2008 proprio da Nasheed, leader del Partito democratico delle Maldive, che come militante per i diritti umani è stato incarcerato per 27 volte negli anni precedenti al punto di essere inserito da Amnesty International fra i 'prigionieri di coscienza'.

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