sabato 7 luglio 2012

Afghanistan, domani la Conferenza internazionale dei donatori.

Si riuniscono domani a Tokyo i capi di governo o i ministri degli Esteri di oltre 70 paesi, insieme ai rappresentanti delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali, per concordare un piano di finanziamenti e di assistenza al consolidamento delle istituzioni dell’Afghanistan dopo il 2014.
Entro quell’anno, le forze internazionali completeranno il trasferimento delle competenze in materia di sicurezza alle Forze di sicurezza nazionali afgane (Ansf) e da allora in avanti il ruolo della Nato sarà esclusivamente quello di fornire addestramento, assistenza e consulenza all’Ansf.
Amnesty International ha diffuso una lettera aperta ai partecipanti alla Conferenza di Tokyo sottolineando la necessità di porre il rispetto dei diritti umani, in particolare quelli delle donne, al centro delle decisioni che verranno assunte.
L’organizzazione per i diritti umani teme che il passaggio di consegne all’Ansf avvenga senza un’adeguata formazione e un preciso impegno politico da parte del governo afgano affinché la popolazione civile sia protetta durante le operazioni militari e si svolgano indagini sulle violazioni dei diritti umani, compresa la tortura, di cui già oggi l’Ansf si rende responsabile. L’Ansf così come la Polizia locale afgana dovrebbero essere sottoposte a un costante monitoraggio sul rispetto delle norme e degli standard internazionali in materia di diritti umani.

L’assunzione delle responsabilità per la sicurezza interna da parte del governo afgano potrebbe costare cara alle donne, se non verranno introdotte garanzie costituzionali per la tutela dei loro diritti e se questi ultimi verranno messi sul piatto della bilancia nel corso dei negoziati con i talebani.
Da un lato, nelle aree sotto il controllo dei talebani, i diritti delle donne e delle ragazze, soprattutto quello alla libertà di movimento e di partecipazione politica, sono già ampiamente compromessi. Le donne attive nelle organizzazioni per i diritti umani subiscono sempre più spesso minacce e intimidazioni.
Le intenzioni del governo non sembrano, dall’altro lato, più rassicuranti. L’Alto consiglio per la pace, istituito dal governo afgano per negoziare coi talebani, è composto da numerosi signori della guerra, che negli anni Novanta si sono resi responsabili di massacri contro i civili e la cui misoginia è ampiamente nota. Nella composizione di questo organismo non si è applicata per analogia la norma costituzionale che prevede il 25 per cento dei seggi parlamentari riservati alle donne: che infatti, sono nove su 70.
La Conferenza di Tokyo dovrà dire forte e chiaro che i diritti delle donne non possono essere sacrificati nel processo di riconciliazione coi talebani. Tra le misure concrete suggerite da Amnesty International, l’aumento del numero delle poliziotte nell’Ansf e la creazione di una task force, all’interno del ministero per gli Affari femminili, che garantisca la protezione delle attiviste per i diritti umani.
Infine, la questione degli sfollati interni: una popolazione di oltre mezzo milione già adesso, e che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima potrà arrivare a 700.000 persone alla fine del 2013.
Molti sfollati vivono in condizioni disumane ai margini delle principali città dell’Afghanistan, abbandonati a sé stessi, senza tutele dagli sgomberi forzati e privi di accesso ai diritti fondamentali, come l’acqua, il cibo, la scuola, la salute e l’alloggio.
Amnesty International chiede al governo afgano e ai paesi e agli organismi donatori di destinare adeguate risorse per risolvere questo problema nel medio e lungo termine.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2012/07/07/afghanistan-oggi-la-conferenza-internazionale-dei-donatori/

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