domenica 11 dicembre 2011

Durban: ci sarà un accordo globale salva-clima operativo dal 2020. Il delegato delle Maldive: "Bisognerà combattere ancora".

Di Emanuele Bompan.
Quasi 300 ore di negoziati e ben 17 incontri annuali plenari ed innumerevoli per cercare un trattato internazionale legalmente vincolante che possa includere tutti i 192 membri dell'Unfccc, il framework Onu sul Clima. Sarebbe dovuto terminare venerdì in serata, ma il negoziato di Durban, disperatamente alla ricerca di salvare l'accordo di Kyoto e di cercare una nuova roadmap per un percorso condiviso tra paesi sviluppati e di nuova industrializzazione (soprattutto Cina, India e Brasile), si è allungato ben oltre i tempi supplementari. Il treno sembrava destinato a deragliare.
Poi intorno all'1.40 di oggi, domenica, la ministra degli affari esteri sudafricana Maite Nkoana-Mashabane ha presentato 4 testi separati, parte di un nuovo pacchetto di accordi, ponendo fine a due settimane di dibattiti infuocati.
Ci sarà un accordo globale. Giubilo, anche se la tempistica non è quella che vorrebbe la scienza. Il linguaggio sarà quello sviluppato dal Lca (il gruppo di lavoro per un trattato a lungo termine, ante-2050) che a oggi rimane fondamentalmente incompleto. Si cercherà di raggiungere l'adozione formale entro il 2015, mentre per entrare in vigore le parti si daranno un tempo massimo di 5 anni. Quindi, anche con ritardi, l'accordo diventerà effettivo al massimo entro il 2020, se non dovesse saltare di nuovo il processo negoziale Onu. La piattaforma di lavoro si chiamerà Durban Platform for Enhanced Action, mentre non è chiara la natura esatta di questo strumento legale
Salvo anche Kyoto 2, il nuovo protocollo che sostituisce il primo Kyoto Protocol, in scadenza il 31 dicembre del prossimo anno. Fino al 2017 rimarrà il quadro di riferimento per il taglio alle emissioni per Europa e un piccolo gruppo di paesi europei, mentre Canada (palma d'oro per lo stato più ostile a Kyoto 2), Russia e Giappone escono dal protocollo in attesa di rientrare nell'accordo globale. «Dovremo avere un trattato globale entro il 2018», ha dichiarato il commissario per il Clima Ue Connie Hedegaard.
«Siamo usciti dal cono d'ombra di Copenaghen. L'accordo - ha commentato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, - supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale offrendo all'Europa, e sopratutto all'Italia, la possibilità di costituire una base per lo sviluppo con le grandi economie emergenti, Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica».
Per il negoziatore Usa Todd Stern non ci sono dubbi. «È un pacchetto importante. A nessuno piacerà nel suo intero. Credetemi, ci sono molte decisioni di cui gli americani non sono soddisfatti, ma esso contiene importanti passi in avanti, che sarebbero andati persi se rifiutato». Insomma ha prevalso la logica del compromesso, senza grandi ambizioni, conservativo più che rivoluzionario.
Ministeri e Onu festeggiano. Il segretario generale Ba Ki Moon si è congratulato con il segretario Unfccc Christina Figueres per il risultato: «è un grande momento, un passo in avanti per un accordo sul cambiamento climatico». In un comunicato Ban-Ki Moon si felicità dell'inizio della fase operativa dei Cancun Agreements, il pacchetto approvato lo scorso anno in Messico, che promuoverà lo sviluppo di scambi di tecnologie low carbon e know how tra i paesi sviluppati e quelli in fase di nuova industrializzazione, darà avvio alla Commissione sui processi di Adattamento ai cambiamenti dl clima e faciliterà la realizzazione del Green Climate Fund, un fondo che dovrebbe movimentare entro il 2020 almeno 100 miliardi di dollari.
Da voci di retroscena pare che il “successo” sia stato dovuto all'intervento decisivo del negoziatore Brasiliano Luis Figueres che avrebbe trovato il compromesso tra Ue e il duo India-Cina, riformulando gli obblighi legali (per gli esperti: la formula in inglese sarà "an agreed outcome with legal force"). Una decisione che avrebbe riportato il consenso tra le parti salvando così il processo che verso le ultime ore di sabato sembrava quasi compromesso.
Tanti i dettagli finali. Scompaiono i tagli volontari ai gas serra inaugurati a Cancun e fortemente voluti dagli Usa, mentre migliorano i meccanismi di trasparenza per la verifica degli impegni di riduzione delle emissioni. Dal prossimo anno invece l'Ue spingerà per approvare entro il 1 gennaio 2013 nuovi meccanismi di mercato per tagliare le emissioni di gas serra fuori dal protocollo di Kyoto, fortemente ancorati al diritto intenzionale, per cercare di ricostituire un mercato internazionale omogeneo della Co2.
 
Un ottimo segnale per i trader di questa commodity e per chi da molti anni svolge offsetting attraverso la vendita di certificati verdi. In questo modo l'Ue potrà giovarsi di una migliore stabilità dei mercati della Co2 come Eu Ets, Cdm (clean development mechanism) e dei Carbon voluntary markets, mentre scompaio dal tavolo i Joint Implementation, dei meccanismi di scambio di emissioni inclusi in Kyoto 1.
Fermi per il momento i meccanismi finanziari legati alla deforestazione e riforestazione (Redd+), che verranno discussi nei prossimi anni. Stabilito infine la decisione di includere la cattura e stoccaggio della Co2 tra le tecnologie che potranno ricevere soldi dal trading di certificati verdi.

Reazioni
Delusione per molte organizzazioni ambientaliste. «Un accordo debole, che comporterà un aumento della temperatura media di almeno 4°», ha dichiarato il Wwf, mentre il direttore di Greenpeace International, Kumi Naidoo ha dichiarato: «le possibilità di evitare la catastrofe del cambiamento climatico scivola tra le nostre mani ogni anno che rinunciamo ad agire subito per apporvare un piano di salvataggio del nostro pianeta». Riprende lo slogan di Occupy Wall Street, Nnimmo Bassey, capo della nota organizzazione Friends of the Earth International. «Il ricco 1% del mondo ha deciso il fato del restante 99%. Post-porre al 2020 l'entrata in vigore dell'accordo è un crimine di proporzioni globali. Il mondo è sulla buona strada per vedere le temperature salire di oltre 4°C, una sentenza di morte per l'Africa e molti altri paesi».
Nemmeno all'Aosis, il gruppo che riunisce oltre 30 stati insulari, ha applaudito all'accordo, troppo debole, che non eviterà certo l'innalzamento delle acque di un paio di metri, mettendo a rischio l'esistenza stessa di questi stati. «Bisognerà combattere ancora», ha dichiarato un delegato delle Maldive.
Grandi critiche anche sul Green Climate Fund: «Dove sono i soldi?», chiede il negoziatore di un paese africano che preferisce rimanere anonimo. «Non basta la cooperazione multilaterale, vogliamo vedere da dove verranno questi fondi»

E dalla Nasa arrivano pessime notizie: secondo il noto scienziato e climatologo del Goddard Institute for Space Studies, persino l'auspicabile limite di mantenere l'aumento della temperatura media sotto i 2°C «sarebbe un grande errore». Degli studi recenti in paleoclimatologia hanno dimostrato che innalzamenti della temperatura inferiori al grado centigrado hanno comportato innalzamenti delle acque superiori ai 5 metri, e in alcuni casi superiori ai 25 metri (nel Pliocene). «Se noi aumentassimo la temperatura di 2°C, sarebbe la ricetta perfetta per un disastro».

http://gogreen.virgilio.it/news/green-economy/durban-accordo-globale-salva-clima-operativo-2020_5104.html

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