martedì 20 dicembre 2011

Londra 2012, la Dow ritira il suo logo dopo le accuse su Bhopal.

La Dow Chemical Company ha annunciato che non esporrà il suo logo nel telone decorativo che avvolgerà lo stadio Olimpico di Londra in seguito alle proteste per la sua sponsorizzazione ai prossimi Giochi. Il Comitato olimpico indiano  la scorsa settimana aveva chiesto agli organizzatori di rifiutare l’accordo da otto milioni di euro con l’azienda a causa del suo coinvolgimento nell’esplosione che nel 1984 provocò la fuga di gas a Bhopal, in India, che portò alla morte di 25mila persone.
La Dow è proprietaria dal 2001 della Union Carbide Corporation, detentrice della maggioranza delle azioni dell’azienda indiana che gestiva una fabbrica di pesticidi responsabile del disastro di Bhopal del 1984.
L’annuncio è una vittoria per le associazioni dei diritti umani, tra cui Amnesty International, che avevano chiesto al Comitato Olimpico di rivedere l’assegnazione del contratto al colosso chimico: “Riteniamo – aveva spiegato Amnesty – che questa scelta sia irrispettosa delle sofferenze dei sopravvissuti di Bhopal e della loro lunga lotta per la giustizia”. Le associazioni delle vittime del disastro in questi mesi avevano raccolto 11,000 firme in calce a una petizione per protestare contro l’accordo.  “Se la Dow comparirà tra gli sponsor delle Olimpiadi, sarà come danzare sulle fosse comuni delle vittime di Bhopal”, aveva detto Satinath Sarangi del Bhopal Group for Information and Action. Soddisfatto anche Barry Gardiner, il deputato laburista che aveva condotto, insieme a intellettuali, sportivi e politici, la campagna contro lo sponsor: “La decisione indica che almeno la Dow mostra una qualche forma di vergogna e non può che essere considerata positiva”.  Della questione aveva parlato anche questo blog in un post.
Certo è solo un contentino. Alla fine il Comitato Olimpico e il colosso chimico hanno raggiunto un compromesso che salva la faccia ma non la sostanza. Perchè il contratto milionario non è stato cancellato, la Dow ha solo accettato di rimuovere il suo logo dai cinque pannelli di prova che sarebbero dovuti apparire sul telone prima delle Olimpiadi: “La Dow – ha detto il portavoce della compagnia Scot Wheeler – ha rinunciato al suo diritto per permettere l’esecuzione del design del telone decorativo come era stato deciso”. Secondo il britannico Sunday Express, però, un nuovo scandalo è già alle porte dato che il colosso chimico sarebbe in procinto di firmare un contratto di partnership con la Olympic Park Legacy Company per la gestione del parco olimpico dopo i giochi.
A Bhopal, nel 1984, a seguito della fuga di gas velenosi, morirono tra le 7.000 e le 10.000 persone nell’immediato e 15.000 negli anni successivi. Più di 100.000 continuano ad avere problemi di salute. Quella notte, migliaia e migliaia di persone erano in agonia, doloranti e con gli occhi gonfi si aggrappavano l’una all’altra, come ha raccontato lo stesso Satinath Sarangi  nel video realizzato durante una tappa del Bhopal Bus Tour, che due anni fa ha toccato anche l’Italia.
Ventisette anni dopo la tragedia, il sito non è ancora stato risanato né è stata condotta un’indagine esauriente su come si verificò la fuga di sostanze e su qual è stato il suo impatto. I sopravvissuti non hanno ottenuto risarcimenti soddisfacenti ed equi né l’accesso alle cure mediche di cui necessitano.
I tribunali indiani hanno comminato condanne risibili. I dirigenti dell’ Union Carbide Corporation al tempo del disastro continuano a rifiutarsi di comparire di fronte alla giustizia. Le richieste di estradizione inoltrate agli Usa rimangono in attesa di essere esaminate.
Mentre i sopravvissuti e le organizzazioni per i diritti umani portano avanti la campagna per chiedere alla Dow di affrontare le perduranti conseguenze sanitarie e ambientali del disastro, la Dow respinge qualsiasi assunzione di obblighi per le responsabilità della Union Carbide Corporation, a Bhopal.

http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/12/20/olimpiadi-2012-la-dow-chemical-non-esporra-il-suo-logo/

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